Nell’ambito delle citazioni, “La
bellezza salverà il mondo” di Dostoevskij è l’equivalente del volto di Che
Guevara sulle t-shirt.
L’invito è quello di scoprire il
senso di cosa intendeva lo scrittore russo non ammirando paesaggi sui social
network o selfie studiati a tavolino per fingere di ricreare il quotidiano e di
essere meno schiavi della Kalokagathia (una connessione tra il bello e il
buono).
Il tramonto più spettacolare che
riversa nel cielo le più meravigliose sfumature di colori è un fenomeno
atmosferico che è del tutto estraneo al gusto estetico dell'osservatore. Chi si
esibisce con una fotografia usa filtri e luci, si mette in posa e studia anche l’espressione
per creare qualcosa di falso che pretende di essere vero.
Non basta essere bello per essere
buono.
Se non siete d’accordo e pensate
che sia una massima universale, un equivalente dell’imperativo categorico, allora
dovrete ammettere che Ted Bundy era una persona buona e i brutti son sempre persone cattive.
Ve la sentite di sostenere una
fesseria del genere?
Nell’essere umano la bellezza è
un’ottima presentazione. In passato si sosteneva che un aspetto fisico
gradevole fosse in grado di influenzare i giudici a infliggere meno anni di
prigione agli assassini, ma non può e non deve essere tutto a meno che non si
voglia essere ridotti a una bella immagine.
O un bel fantasma.
Per quanto mi è possibile cerco di
non farmi abbagliare dalla bellezza e, sempre per quanto sono in grado, cerco di
grattare via lo strato di pirite prima di capire se fidarmi o meno di qualcuno.
Se non lo sapete, la pirite è
l’oro degli sciocchi… come lo è la bellezza.
D’accordo non tutti i belli sono
persone spregevoli, non vorrei incrinare delle vanità o torcere le budella a
qualche insicurezza, ma non siamo così affrettati e superficiali da emettere
giudizi solo guardando la buccia, cerchiamo di valutare soprattutto la polpa.
Anche l’occhio vuole la sua
parte, ma state attenti a non perdere di vista le cose importanti.
Ricordatevi sempre di non
sfamarvi per come appare, saziatevi con quello che è.
L’assassinio di Socrate è un
romanzo storico scritto da Marcos Chicot, ambientato nella Grecia dal 437 al
399 a.C.
Oltre a ripercorrere l’esistenza
e gli insegnamenti del filosofo, ricrea la vita, le opere e le gesta ai tempi
della Guerra del Peloponneso, un periodo storico in cui Atene e Sparta erano in
lotta per la supremazia. Una ricostruzione ottenuta incrociando la storia di
diversi personaggi delle due polis e, per volere degli dei o dello scrittore, i
loro destini si incrociano mentre la Storia prosegue nel suo cammino.
Oltre alla passione dell'autore è
ben visibile la profonda preparazione storica e documentale per la stesura di
un romanzo che non è solo bello, è anche buono. Quello che è puro nozionismo da
liceo, nelle pagine diventa vita e si comprende meglio perché Sparta ha
sfornato i migliori soldati della storia o come Pericle trasformò Atene in una realtà
inimmaginabile per i tempi.
Sia dal punto di vista dalla
città protetta da Atene che da quella di Eracle, è possibile capire quanto la
vita di ogni cittadino libero fosse impegnata nella gestione del governo,
ricettiva alla cultura e scandita dalle celebrazioni religiose o di come il
responso di un oracolo potesse influire su un’intera esistenza o il destino di
migliaia di opliti.
Se questo sembra essere il minimo
per un romanzo storico, ricordo che molto spesso ne vengono pubblicati alcuni
che sono più prossimi alla fantascienza e spesso e volentieri i personaggi
principali sono più simili ai vari Eroi greci rivisitati da Hollywood che a uomini
esistiti nei tempi antichi.
Una lettura godibilissima anche
per chi è a digiuno di Storia e Filosofia, non è necessaria nessuna competenza
per imparare o riscoprire due discipline che hanno molto da offrire.
Socrate è stato un filosofo
importante, non è un caso se chi lo ha preceduto è definito pre-socratico, ma
oltre all’innovazione portata dalla continua ricerca e la consapevolezza di
sapere di non sapere, ha sempre mantenuto una coerenza tra ciò che diceva e ciò
che faceva.
A quanto ci è stato riportato,
era brutto… a differenza di Alcibiade, uno dei suoi discepoli più belli che
però fu un individuo discutibile sia per gli eccessi del suo stile di vita che
per alcune azzardate scelte politiche.
Alla nascita del legame tra
bellezza e bontà, un concetto partorito dall’eloquenza di alcuni sofisti noti
soprattutto per essere in vendita al miglior offerente per far trionfare con le
chiacchere la validità di qualunque opinione, esisteva già questa eccezione che dimostra quanto sia più importante ciò che una persona è attraverso le azioni che compie piuttosto di quanto sia più o meno bella.
Altra importante distinzione è
tra ciò che uno dice e ciò che uno fa…. Ma ho già abusato della vostra pazienza
e mi limito a citare Al Pacino: “Le parole sono nani, i fatti son giganti”.
Buona lettura.
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