In rigoroso ordine sparso sulla
mia scrivania ci sono libri e fumetti ancora da leggere, appunti per alcune
cose che scriverò, film con la confezione ancora integra, musica in attesa di
sfogarsi sullo stereo e videogiochi con cui occupare il poco tempo libero che
mi rimane.
Sia chiaro, non esistono sezioni
dedicate. Niente disciplina e indicazioni per raggiungere la pila di
appartenenza, senza pregiudizi tutto contribuisce alla crescita verticale. Sono
disordinato? Certo che sì, ma proprio non riesco a rinunciare a ricreare la
stessa esperienza di Mattia Pascal mentre osserva gli scaffali della
biblioteca.
Con l’ordine provo sempre la
spiacevole sensazione che ogni cosa sia costretta a stare ferma; l’acqua diventa
ghiaccio, la vita ricordo.
Due esempi di come qualcosa
libero di scorrere si cristallizza e diventa immobile.
Ad esempio, ne Il ghiaccio e la
memoria di Massimo Fagnoni, un romanzo che ho avuto il piacere di leggere in
questi giorni, questa immobilità prende il nome e i connotati di Matteo
Veronesi.
È un uomo “rallentato” da un
ghiacciaio e dal peso del passato, fardello che lo costringe sempre a doversi
misurare con delle possibilità che non sono mai diventate realtà. Prima di
partire per la tangente e speculare al di fuori di ogni realtà, aggiungo la
sinossi per dare una parvenza di concretezza ai miei deliri.
Il 21 dicembre 1985 due giovani
alpinisti, Riccardo Finelli e Federico Stanziani, perdono la vita durante la
scalata di una parete del Monte Bianco. Pochi giorni dopo il sottotenente
Matteo Veronesi apprende la notizia della morte dei due amici quando è di
stanza nella Polveriera di Usago a pochi giorni dalla fine del servizio di leva.
Rientrato a casa per le
esequie, è costretto a elaborare il lutto e fare i conti con ciò che avrebbe potuto
essere il suo rapporto di amicizia con Federico.
Nel 2009 Ettore Bertasi sparisce
in circostanze misteriose. A sporgere denuncia all’ispettore di Polizia Matteo
Veronesi sono Bianca e Bruno Stanziani, rispettivamente nipote e fratello del
fu Federico.
Bologna è lo sfondo per un’indagine
nelle trame politiche degli ambienti estremisti ed eversivi della sinistra
radicale con writer illegali che imbrattano i muri della città.
Un romanzo diviso in due periodi
distinti, prende l’avvio con il “rallentamento” di Matteo - un personaggio
caratterialmente prudente e razionale – che ritroviamo nei meandri di una vita
appesantita da rimorsi e speranze disilluse. Nello svolgersi di una sana e
robusta trama gialla il protagonista avrà l’opportunità per sciogliere il
ghiaccio in cui è intrappolato.
Massimo Fagnoni mi ha già
fidelizzato come lettore e lo consiglio appena possibile perché ha la rara
capacità di narrare storie in grado di innescare riflessioni nella testa del
lettore.
Perché un libro non è bello se
non fa riflettere, se volete solo intrattenimento andate a scavare nei quintali
di immondizia prodotta da tv social network e simili.
In conclusione del mio delirio.
Non importa quanto siano belli o dolorosi i giorni passati, il nostro sguardo
volge nella stessa direzione in cui si muovono i piedi, ciò significa che
dobbiamo andare avanti e non giocare alle belle statuine dentro un cubetto
buono per raffreddare le nostre malinconie.
Il ghiaccio e la memoria di
Massimo Fagnoni. Minerva Edizioni, collana Gialli Minerva. 384 pagine, 2017.
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