venerdì 11 agosto 2017

L’ordine è sempre freddo.



In rigoroso ordine sparso sulla mia scrivania ci sono libri e fumetti ancora da leggere, appunti per alcune cose che scriverò, film con la confezione ancora integra, musica in attesa di sfogarsi sullo stereo e videogiochi con cui occupare il poco tempo libero che mi rimane.
Sia chiaro, non esistono sezioni dedicate. Niente disciplina e indicazioni per raggiungere la pila di appartenenza, senza pregiudizi tutto contribuisce alla crescita verticale. Sono disordinato? Certo che sì, ma proprio non riesco a rinunciare a ricreare la stessa esperienza di Mattia Pascal mentre osserva gli scaffali della biblioteca.
Con l’ordine provo sempre la spiacevole sensazione che ogni cosa sia costretta a stare ferma; l’acqua diventa ghiaccio, la vita ricordo.


Due esempi di come qualcosa libero di scorrere si cristallizza e diventa immobile.
Ad esempio, ne Il ghiaccio e la memoria di Massimo Fagnoni, un romanzo che ho avuto il piacere di leggere in questi giorni, questa immobilità prende il nome e i connotati di Matteo Veronesi.
È un uomo “rallentato” da un ghiacciaio e dal peso del passato, fardello che lo costringe sempre a doversi misurare con delle possibilità che non sono mai diventate realtà. Prima di partire per la tangente e speculare al di fuori di ogni realtà, aggiungo la sinossi per dare una parvenza di concretezza ai miei deliri.


Il 21 dicembre 1985 due giovani alpinisti, Riccardo Finelli e Federico Stanziani, perdono la vita durante la scalata di una parete del Monte Bianco. Pochi giorni dopo il sottotenente Matteo Veronesi apprende la notizia della morte dei due amici quando è di stanza nella Polveriera di Usago a pochi giorni dalla fine del servizio di leva.
Rientrato a casa per le esequie, è costretto a elaborare il lutto e fare i conti con ciò che avrebbe potuto essere il suo rapporto di amicizia con Federico.
Nel 2009 Ettore Bertasi sparisce in circostanze misteriose. A sporgere denuncia all’ispettore di Polizia Matteo Veronesi sono Bianca e Bruno Stanziani, rispettivamente nipote e fratello del fu Federico.
Bologna è lo sfondo per un’indagine nelle trame politiche degli ambienti estremisti ed eversivi della sinistra radicale con writer illegali che imbrattano i muri della città.


Un romanzo diviso in due periodi distinti, prende l’avvio con il “rallentamento” di Matteo - un personaggio caratterialmente prudente e razionale – che ritroviamo nei meandri di una vita appesantita da rimorsi e speranze disilluse. Nello svolgersi di una sana e robusta trama gialla il protagonista avrà l’opportunità per sciogliere il ghiaccio in cui è intrappolato.
Massimo Fagnoni mi ha già fidelizzato come lettore e lo consiglio appena possibile perché ha la rara capacità di narrare storie in grado di innescare riflessioni nella testa del lettore.
Perché un libro non è bello se non fa riflettere, se volete solo intrattenimento andate a scavare nei quintali di immondizia prodotta da tv social network e simili.


In conclusione del mio delirio. Non importa quanto siano belli o dolorosi i giorni passati, il nostro sguardo volge nella stessa direzione in cui si muovono i piedi, ciò significa che dobbiamo andare avanti e non giocare alle belle statuine dentro un cubetto buono per raffreddare le nostre malinconie.
Il ghiaccio e la memoria di Massimo Fagnoni. Minerva Edizioni, collana Gialli Minerva. 384 pagine, 2017.

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