Per
mettere in fila una serie di giornate storte non ci vuole nulla, a
volte basta svegliarsi. Abbracciare l'etica della sonnolenza,
predicare l'approccio dello sbadiglio e passare la vita sotto la
coperta non vi salverà dagli imprevisti. Com'è come non è, le
seccature arriveranno a scuotervi anche tra le lenzuola obbligandovi
a scendere dal letto, quindi tanto vale farsi trovare preparati con
una buona dose di caffè in corpo e abbastanza inventiva per essere
pronti a raddrizzare qualunque curva nella spina dorsale della “retta
via”.
Credere
che in alcuni contrattempi si possa nascondere il primo passo verso
la meraviglia o lasciarsi sedurre dall'idea che il viaggio intrapreso
conti più della meta da raggiungere sono due buoni antidoti alle
eventuali amarezze della vita, ma attenti perché la destinazione
potrebbe essere il meraviglioso mondo dei balocchi e correre verso
ogni direzione non porta da nessuna parte.
Ragliare
durante un girotondo non mi sembra una bella occupazione, ma vedete
voi.
Gli
ostacoli sul cammino spesso e troppo volentieri sono quello che sono:
tempo prezioso sprecato.
Che
fare? Pensare al meglio e prepararsi al peggio, magari più ottimista di uno stoico e meno rassegnato di Seneca.
Lo
confesso, dopo anni ho ripreso a leggerlo e mi ha scatenato il
desiderio di spacciarvi della vera sabbia senza calce.
Tranquilli,
la smetto di infastidirvi, non vi faccio perdere altro tempo e passo
alle cose importanti.
Dopo
Il gioco delle sette pietre con
Una mala jurnata per Portanova
Alberto Minnella
riporta
il lettore nella Siracusa del '64 e lo piazza nella scia di ogni
singolo Toscano “smezzato” dal Commissario Paolo Portanova.
L'inconsueto
freddo a giugno è il primo indizio dell'arrivo di una serie di
giornate storte. Poco importa che Portanova abbia già programmato le
ferie per raggiungere la moglie Carla a Catania, intenta ad assistere
la madre malata, o voglia godersi la rappresentazione de
La Medea di Euripide prima di partire perché quando al porto viene
rinvenuto
il
cadavere di
Sebastiano Spicuglia
tutti i suoi piani saltano. Il
dovere lo porterà a sprecare quel tempo prezioso che avrebbe dovuto
dedicare a sé e ai suoi cari.
Le
prime indagini conducono a bordo della nave Esperia, tra il
mistero della cabina 17 e lo stoccaggio delle merci nella stiva,
mentre
si fa strada la notizia
della
scomparsa del padre della vittima. L'arrivo del nuovo giudice
istruttore Piccolo crea alcuni contrattempi e tra comprimari
distratti da altre seccature per concentrarsi sulla soluzione del
caso, la ricerca del colpevole e del movente oscilla tra vecchie
storie di guerra, vendette incrociate tra passioni e affari o il
narcotraffico dalle coste africane.
Il
romanzo è narrato in prima persona, ma l'autore non si concentra
solo sul protagonista trascurando gli altri caratteri presenti. Infatti,
non
si ha mai la sensazione di trovarsi davanti qualche comparsa
letteraria il cui solo compito è quello di riempire la pagina.
Una
scelta che ho apprezzato è la presenza del dialetto come intercalare
nei dialoghi. Seppure si tratti di una sintesi - come viene
specificato nell'introduzione - trovo che conferisca un tocco di
realtà che a molti ottimi romanzi sfugge. La
città di Siracusa
non
è mai un cartonato sulle spalle dei personaggi e la scelta della
colonna sonora riporta immediatamente agli anni '60.
Ultimo,
ma non meno importante, punto di forza è l'indolenza e la sicurezza
con cui procede la trama. Per diverso tempo ci hanno abituati a
leggere (o vedere) poliziotti tormentati, con un passato oscuro
segnato da qualche tragedia, ma sempre geniali e troppo svegli nel
comprendere quasi immediatamente quando imboccano una falsa pista. In
questo caso, il Commissario Portanova è umano, corregge con l'ironia
i propri errori e riesce a intuire le trame delittuose entro i
confini delle possibilità umane. Insomma, tutte caratteristiche che
non lo fanno sfigurare nel noir mediterraneo.
Una
mala jurnata per Portanova di Alberto Minnella. Frilli Editore
collana I Tascabili, 2015. 170 pagine, € 9,90. Disponibile anche in
formato e-book.
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