Scrivere
è una bella occupazione, l'unica che permette di mentire senza avere
i sensi di colpa per le bugie inventate e, se lo fai bene, trovi
anche chi ti fa i complimenti. Tanto per intenderci, avete presente
Le Iene quando il mentore di Mr. Orange racconta la storia del bagno
e insiste sul fatto che un agente sotto copertura deve essere bravo
quanto Marlon Brando? Ecco, lo scrittore deve fare la stessa cosa, ma
senza correre il rischio di farsi ammazzare. Avete mai notato che
nello stesso film viene anche raccontata un'altra storia? Eddie il
bello ne stacca una pruriginosa su di una Lorena Bobbit che anziché
tagliare, incolla. La storia è divertente, forse più
vera dell'altra, ma è raccontata male e tende a sparire dalla memoria.
Ecco,
nella pellicola di Tarantino c'è la differenza tra uno scrittore
bravo e uno un po' meno; il primo si prepara, si documenta e “vede”
prima quello che scrive, aggiunge dettagli per rendere più concreta
la propria visione e trasmetterla al lettore, l'altro improvvisa
mette in fila parole e pubblica senza troppi pensieri.
Dov'è
la differenza? L'immaginazione e la capacità di scrivere ovvio, ma
se non si è così fortunati da avercela sulle punte delle dita, non
tutto è perduto, c'è un modo per svilupparla: leggere.
Se devo essere sincero, preferisco sempre leggere che mettere in fila
parole.
Ho
ancora molto da imparare e abbastanza tempo libero per passare del
tempo sulle pagine altrui.
Tranquilli,
scrivere è tutto dovere e poco piacere.
Se
dovessi fare una proporzione, direi che per ogni parola che si ha
intenzione di scrivere bisognerebbe aver letto almeno due romanzi,
giusto per non sbagliare.
Basta
chiudersi dentro a una stanza con una libreria ed è fatta? Forse, ma
se vi capita di intercettare gli autori letti, non perdete
l'opportunità di confrontarvi e rubargli qualche trucco del
mestiere.
E
così arrivo al dunque.
In
tempi recenti ho incrociato il passo con il catalogo di Fratelli
Frilli Editori, una casa editrice che propone una serie di titoli
“geolocalizzati” di autori che non si limitano a raccontare
storie, ma trascinano il lettore oltre la trama e lo immergono nella
cultura e nell'anima della città in cui ambientano le proprie
vicende. Per gli amanti delle etichette, sono dei gialli a tinte
noir; non si tratta di un'indagine classica composta e razionale ma
di apnee nella società e nel disagio di una realtà sempre più
decadente.
La
qualità non manca mai e si vede se sfogliate uno qualsiasi dei libri
pubblicati.
Qui
nel blog e in giro per la rete ne ho recensito qualcuno e credo che
continuerò a farlo non solo perché ne vale la pena, ma soprattutto
perché giovedì 14 aprile farò una “abbuffata” di autori a Un editore in noir, il primo Frilli Day.
In
quel di Bologna si riuniranno parecchi autori in una serie di
incontri aperti al pubblico, potevo mancare?
No,
non potevo e siccome una immagine vale più di mille parole, vi
piazzo la locandina per darvi un'idea della portata dell'evento.
Non
si tratterà di una serie di presentazioni canoniche messe in fila,
ma sono previsti incontri aperti al pubblico, così come non si
tratterà della solita conversazione a senso unico che dal palco
investe la platea, ma di un dibattito che coinvolgerà in una maniera
più interattiva il pubblico.
Senza
dimenticare le sorprese e i collegamenti eccellenti, ma di più non
vi dico.
Venite,
ne varrà la pena.
Io ci sarò a nome di Milano Nera, ne scriverò un report per raccontare cosa vi siete persi e, perché no, farvi morire dall'invidia!
Se capitate dalle parti del teatro del Navile, ci si conosce di persona.
Alla prossima.
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