mercoledì 28 settembre 2016

La guerra non cambia mai.




Vorrei essere capace di scrivere delle parole che mettano fine a ogni guerra ma, se anche ci riuscissi, so che una manciata di lettere non fermeranno i proiettili e ogni possibile buona argomentazione non sarà mai ricca quanto l’economia della conquista o vincolante quanto la natura umana.

Allora riporto la solita citazione “Solo i morti vedono la fine della guerra”, accetto che la vita è conflitto - così è e così sarà per sempre - e mi rassegno che solo nell’Aldilà la Pace è qualcosa di concreto.

Fra le molte frasi a effetto e i saggi aforismi, Stanley Baldwin ha confermato il sospetto che aspettare il trasloco dell’anima non è la soluzione ideale e che vivere è pur sempre meglio che morire.

“Le guerre non ci sarebbero più se i loro morti potessero tornare.”


I soldati morti come tanti sapienti filosofi della caverna?

Tranquilli, ho finito con le mie solite inezie.

Il titolo del post è una citazione dalla saga videoludica di Fallout e credo sia adatta per introdurre la recensione di War Stories di Garth Ennis, una serie a fumetti con episodi autoconclusivi ambientati nella Seconda Guerra Mondiale.

Planeta DeAgostini ha raccolto in un volume tutte le storie pubblicate per Vertigo e, se devo essere sincero, già per il calibro dei nomi in copertina vale l’acquisto. Non solo vi rifarete gli occhi con le tavole di Gibbons, Lloyd, Ezquerra, tanto per citare qualcuno dei magnifici sette disegnatori, ma avrete anche l’opportunità di immergervi nelle assurdità della guerra e atroci riflessioni esistenziali.

Direttamente dalla post fazione, lascio la parola a Garth Ennis.

“Le storie che avete appena letto sono storie di fantasie liberamente ispirate alla realtà. Per intenderci, i personaggi e le vicende sono inventate, mentre i dettagli sulle armi, l’equipaggiamento, le tattiche e così via, come anche il contesto storico generale, sono stati ricostruiti nel modo più accurato possibile […] Forse la vera drammaticità di ogni storia di guerra sta nel fatto che si basa sulla realtà, molto più che in ogni altro genere. Che le storie stesse siano vere o false, noi sappiamo che quelle cose un tempo sono accadute. Noi sappiamo che le battaglie furono reali, che l’effetto che hanno avuto sul nostro mondo è stato reale, che la gente che ha combattuto ed è morta in esse era assolutamente reale.”

Storie di fantasia certo, ma ispirate alla realtà e l’autore ha evitato di sentenziare o sputare giudizi personali.
“Uno dei più grandi errori quando si legge la storia è quello di applicare i propri valori al periodo che si sta analizzando.”


Non è un segreto, Garth Ennis è un narratore in cui la violenza e l’umorismo nero non mancano mai. Se vi è mai capitato di leggerlo, o lo amate o lo odiate.

Io lo amo e, ma sono di parte, credo sia uno dei pochissimi autori adatti a trattare un argomento così caldo senza propinarci un polpettone “la guerra è brutta ma noi siamo i buoni e quindi non è poi così brutta come sembra”, sulla falsa riga de Il giorno più lungo con un John Wayne a prova di proiettile.

Nel corso degli anni registi come Oliver Stone, Stanley Kubrick, David Ayer e Ridley Scott hanno grattato via la patina di eroismo per mostrare quanto sia inutile e dannosa la guerra, quindi non dovrebbero esserci problemi a leggere un prodotto adatto a un pubblico maturo dove senza veli cose come la brutalità, lo spreco di vite e l’assoluta mancanza di speranza sono i veri protagonisti in scena.


Le storie ridotte all’osso:

Il tiger di Johann.
Un equipaggio di crucchi a bordo del vecchio Max ricerca la salvezza dal fronte russo.

Gli imboscati del D-Day.
Una “passeggiata” sulla Linea Gotica di una unità inglese.

Screaming Eagles.
Le truppe aviotrasportate americane alla ricerca di un nuovo quartier generale.

Nightingale.
Un cacciatorpediniere inglese di scorta a un convoglio.

J come Jenny.
Un bombardiere inglese che sgancia bombe sulla Germania.

I Reiver.
Un reparto delle forze speciali alla ricerca di obiettivi nemici in mezzo al deserto.

Condor.
Questa è l’unica storia che si svolge nella Guerra Civile Spagnola. Quattro soldati in un buco che tralasciano le ostilità e raccontano le proprie esistenze e ciò in cui credono.

Arcangelo.
L’esperienza di un pilota inglese sulle Navi Cat.


Le mie sinossi sono quanto di più stringato si possa scrivere. Il volume non è una raccolta di macelleria bellica ma un prontuario sulla condizione umana al peggio delle proprie possibilità.

Detto questo, buona lettura.

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