Vorrei essere capace di scrivere
delle parole che mettano fine a ogni guerra ma, se anche ci riuscissi, so che una
manciata di lettere non fermeranno i proiettili e ogni possibile buona
argomentazione non sarà mai ricca quanto l’economia della conquista o
vincolante quanto la natura umana.
Allora riporto la solita
citazione “Solo i morti vedono la fine della guerra”, accetto che la vita è
conflitto - così è e così sarà per sempre - e mi rassegno che solo nell’Aldilà
la Pace è qualcosa di concreto.
Fra le molte frasi a effetto e i
saggi aforismi, Stanley Baldwin ha confermato il sospetto che aspettare il
trasloco dell’anima non è la soluzione ideale e che vivere è pur sempre meglio
che morire.
“Le guerre non ci sarebbero più
se i loro morti potessero tornare.”
I soldati morti come tanti
sapienti filosofi della caverna?
Tranquilli, ho finito con le mie
solite inezie.
Il titolo del post è una
citazione dalla saga videoludica di Fallout e credo sia adatta per introdurre
la recensione di War Stories di Garth Ennis, una serie a fumetti con episodi
autoconclusivi ambientati nella Seconda Guerra Mondiale.
Planeta DeAgostini ha raccolto in
un volume tutte le storie pubblicate per Vertigo e, se devo essere sincero, già
per il calibro dei nomi in copertina vale l’acquisto. Non solo vi rifarete gli
occhi con le tavole di Gibbons, Lloyd, Ezquerra, tanto per citare qualcuno dei
magnifici sette disegnatori, ma avrete anche l’opportunità di immergervi nelle
assurdità della guerra e atroci riflessioni esistenziali.
Direttamente dalla post fazione,
lascio la parola a Garth Ennis.
“Le storie che avete appena letto
sono storie di fantasie liberamente ispirate alla realtà. Per intenderci, i
personaggi e le vicende sono inventate, mentre i dettagli sulle armi, l’equipaggiamento,
le tattiche e così via, come anche il contesto storico generale, sono stati
ricostruiti nel modo più accurato possibile […] Forse la vera drammaticità di
ogni storia di guerra sta nel fatto che si basa sulla realtà, molto più che in
ogni altro genere. Che le storie stesse siano vere o false, noi sappiamo che
quelle cose un tempo sono accadute. Noi sappiamo che le battaglie furono reali,
che l’effetto che hanno avuto sul nostro mondo è stato reale, che la gente che
ha combattuto ed è morta in esse era assolutamente reale.”
Storie di fantasia certo, ma
ispirate alla realtà e l’autore ha evitato di sentenziare o sputare giudizi
personali.
“Uno dei più grandi errori quando
si legge la storia è quello di applicare i propri valori al periodo che si sta
analizzando.”
Non è un segreto, Garth Ennis è
un narratore in cui la violenza e l’umorismo nero non mancano mai. Se vi è mai
capitato di leggerlo, o lo amate o lo odiate.
Io lo amo e, ma sono di parte,
credo sia uno dei pochissimi autori adatti a trattare un argomento così caldo
senza propinarci un polpettone “la guerra è brutta ma noi siamo i buoni e
quindi non è poi così brutta come sembra”, sulla falsa riga de Il giorno più
lungo con un John Wayne a prova di proiettile.
Nel corso degli anni registi come
Oliver Stone, Stanley Kubrick, David Ayer e Ridley Scott hanno grattato via la patina di
eroismo per mostrare quanto sia inutile e dannosa la guerra, quindi non
dovrebbero esserci problemi a leggere un prodotto adatto a un pubblico maturo
dove senza veli cose come la brutalità, lo spreco di vite e l’assoluta mancanza
di speranza sono i veri protagonisti in scena.
Le storie ridotte all’osso:
Il tiger di Johann.
Un equipaggio di crucchi a bordo
del vecchio Max ricerca la salvezza dal fronte russo.
Gli imboscati del D-Day.
Una “passeggiata” sulla Linea Gotica
di una unità inglese.
Screaming Eagles.
Le truppe aviotrasportate
americane alla ricerca di un nuovo quartier generale.
Nightingale.
Un cacciatorpediniere inglese di
scorta a un convoglio.
J come Jenny.
Un bombardiere inglese che
sgancia bombe sulla Germania.
I Reiver.
Un reparto delle forze speciali
alla ricerca di obiettivi nemici in mezzo al deserto.
Condor.
Questa è l’unica storia che si
svolge nella Guerra Civile Spagnola. Quattro soldati in un buco che tralasciano
le ostilità e raccontano le proprie esistenze e ciò in cui credono.
Arcangelo.
L’esperienza di un pilota inglese
sulle Navi Cat.
Le mie sinossi sono quanto di più
stringato si possa scrivere. Il volume non è una raccolta di macelleria bellica
ma un prontuario sulla condizione umana al peggio delle proprie possibilità.
Detto questo, buona lettura.
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