Martedì ho avuto un’esperienza
di “Quasi Radeschi” e, per la cronaca, è stata una serata meravigliosa. Ma,
iniziamo… dall’inizio!
Oggi otto settembre è uscito La confraternita
delle Ossa, il nuovo romanzo di Paolo Roversi che potete trovare qui. Ho avuto il piacere di leggerlo in anteprima e martedì ho avuto il
privilegio di essere tra i pochi eletti della presentazione “zero” nei locali
della Impossibile Society a Milano in Corso di Porta Ticinese 107.
Per scoprire chi siano o cosa sia
questa Società Impossibile vi rimando al racconto Delitto nella stanza chiusa,
disponibile gratis qui. Copio e incollo la sinossi ufficiale non per pigrizia ma per farvi venire l’acquolina
in bocca.
Una setta segreta dei giorni
nostri, pensa il giornalista-hacker Enrico Radeschi quando il suo caporedattore
gli chiede di infiltrarsi in una misteriosa cerchia di adepti con sede in corso
di Porta Ticinese. Il nome è enigmatico: The Impossibile Society. Una volta
arrivato sul posto, però, Radeschi si imbatte nella polizia, e il suo intento
di fingersi un seguace della setta sfuma. Ad accoglierlo è il vicequestore
Loris Sebastiani, suo amico e compagno di molte indagini, che lo mette al
corrente dell’accaduto: uno dei membri della Società è stato trasportato in
ospedale in fin di vita. A preoccupare il poliziotto è un dettaglio
inquietante: sembra che a ridurre in quello stato l’adepto sia stata una
misteriosa stanza chiusa...
Siccome sono uno a cui piace fare
i compiti a casa, prima di entrare nei locali della Impossible Society avevo
letto questo racconto e non vi dico l’effetto di trovare nella realtà quello
che avevo solo immaginato qualche giorno prima. Non è un segreto che tra
finzione narrativa e realtà nuda e cruda ci sia una certa permeabilità, ma vi
assicuro che è uno spasso toccare con mano quello che hai riposto in qualche
file della memoria.
Quindi, se capitate a Milano e
volete provare un’esperienza un po’ diversa dallo shopping e la visita alla Madonnina
(ammesso che ci sia ancora chi lo fa), leggete e prenotate una visita qui per
misurare la vostra capacità di uscire non da una ma da tre stanze chiuse per
misurare le vostre capacità e, magari, venire accolti tra le file di questa
millenaria società segreta.
La presentazione non è stata la
solita attesa passata su di una sedia a sorridere in vista del firmacopie
finale, ma più un dare avere tra autore e giornalisti, blogger e uno come me!
Volete sapere chi c’era tra le
file del pubblico? Non ve lo dico, altrimenti che società segreta siamo?
Ok, sono un pigro indolente e
questa volta vi copio la sinossi del romanzo senza tirare in ballo altre scuse.
Milano, 2002. Molti misteri
s’intrecciano sotto la Madonnina. Tutto comincia quando un noto avvocato viene
assassinato in pieno giorno nella centralissima piazza dei Mercanti: prima di
morire, però, l’uomo traccia uno strano simbolo col proprio sangue... Da qui
parte una complicata indagine che porterà Enrico Radeschi, giovane aspirante
giornalista nonché hacker alle prime armi, a indagare, insieme allo scorbutico
vicequestore Loris Sebastiani, su una misteriosa confraternita che trae ispirazione
da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine
morale in una società giudicata corrotta. A quello dell’avvocato seguiranno
altri omicidi o presunti tali, come l’inquietante schianto di un aereo contro
il grattacielo Pirelli. Nel frattempo, una conturbante femme fatale,
soprannominata “la Mantide” dagli inquirenti, seduce e uccide giovani ragazzi
nei giorni di festa, facendone poi sparire i corpi. Chi è la donna misteriosa?
E chi la protegge? Qual è il disegno ultimo di questa confraternita millenaria?
Cosa si nasconde nei sotterranei del Duomo di Milano e nella cripta di un’altra
famosa chiesa milanese?
Si tratta di un prequel che ci
presenta i primi passi (falsi) del giornalista-hacker sino a quando non si
trova coinvolto in un mistero molto più grande della sua fervida immaginazione.
Mentre si getta a capofitto in situazioni che non solo i saggi, ma anche le
persone normali, eviterebbero come si evita di masticare un chiodo per
aperitivo, Enrico risulta subito simpatico con la sua autoironia, la capacità di
sopravvivere alle situazioni più disparate e l’essere un nerd nel profondo dell’anima.
Differentemente dagli altri romanzi della serie, questo è scritto in prima
persona, una presa diretta che trascina subito il lettore nelle indagini e
svela da dove provenga il Giallone, la vespa gialla del ’74 con cui vive ogni
avventura, come l’amico e fedelissimo quattro zampe Buk riempia la quotidianità
di un reporter sempre a caccia di notizie e, cosa più importante, chi lo ha
iniziato e dove ha compiuto il cammino verso la Forza e la filosofia dello Jedi
Hacker.
C’è di che leggere e divertirsi.
Se vi serve qualche nome per etichettare l’esperienza della lettura, vi butto
giù due nomi: Stieg Larsson e Dan Brown.
Due autori che, quando ho avuto
la sfortuna di leggere, mi hanno annoiato da morire. Tra uno sbadiglio e l’altro,
trovavo pesante l’atmosfera norvegese e l’ostinata caparbietà con cui il
professorone infallibile calcava la mano per risultare sempre credibile e mai
risibile.
Dati i precedenti, verrebbe da
chiedersi perché La confraternita delle Ossa mi è piaciuto nonostante abbia più
di qualche spirale in comune con le due opere degli scrittori appena citati.
Semplice, amo Milano e quindi l’ambientazione
mi ha ben disposto, senza contare che ho avuto modo di scoprire alcuni aspetti
inediti della metropoli. Il personaggio principale è uno di noi, non un tormentato
o un sapiente saccente, ha dei trascorsi da studente non proprio modello alla
statale ed è sì angosciato da problemi, ma nulla a che vedere con tragedie inenarrabili
o troppa sapienza infusa, ma da bollette e urgenze come affitto e… altre mille
cose che conosciamo benissimo. La scrittura di Paolo Roversi non è mai piana,
sono presenti nei dialoghi alcune accelerazioni ironiche che fanno sorridere e il
mistero non è un giallo ad orologeria di cui si può sentire lo scricchiolio
quando qualcosa non funziona troppo bene.
Ho quasi finito, mi rimane solo
da svelare un mistero: la mia esperienza da “Quasi Radeschi”.
In una qualche bustina su
Espresso, Umberto Eco parlava della non esatta corrispondenza tra romanziere e
personaggio, ma è pur vero che tra creatore e creatura c’è pur sempre un
legame, fosse anche solo di "immagine e somiglianza".
Per inciso, non la butto sulla
teologia, ma se siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non è possibile
che l’Altissimo possa essere un po’ guerrafondaio, tignoso, rancoroso e così
innocente da esprimersi sempre al peggio delle proprie capacità sui social
network?
No, scherzavo. Sicuramente tutti
questi difetti li abbiamo presi dalla mamma che ha creato l’uomo.
Ah, non c’era una mamma?
Comunque, per stessa ammissione
dell’autore, nel sangue di Paolo Roversi scorre potente Enrico Radeschi. I due
hanno in comune certe esperienze all’arrivo nella città dalla bassa,
condividono un certo amore per cose da nerd e... leggetevi i romanzi e
conoscete l’autore alle varie presentazioni e continuate voi l’elenco.
Dopo la presentazione e una pizza
che per metri quadrati superava non di poco alcuni monolocali dei dintorni,
sono salito a bordo di uno scooter e attraversato Milano da Porta Cicca (Ticinese
per i non milanesi) alla stazione centrale. Sapete chi c’era alla guida? Sì,
Paolo Roversi anche se passando davanti al Duomo m’è preso il dubbio che ci
fosse Enrico Radeschi.
Sono matto? Forse, ma tra realtà
e finzione c’è sempre quella permeabilità che rende tutto più divertente.
Ovviamente ringrazio Paolo Roversi per il tour
e Marsilio Editori per avermi dato l’opportunità di allungare le mie zampacce
su La Confraternita delle Ossa.
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