giovedì 8 settembre 2016

Notte milanese.




Martedì ho avuto un’esperienza di “Quasi Radeschi” e, per la cronaca, è stata una serata meravigliosa. Ma, iniziamo… dall’inizio!

Oggi otto settembre è uscito La confraternita delle Ossa, il nuovo romanzo di Paolo Roversi che potete trovare qui. Ho avuto il piacere di leggerlo in anteprima e martedì ho avuto il privilegio di essere tra i pochi eletti della presentazione “zero” nei locali della Impossibile Society a Milano in Corso di Porta Ticinese 107.

Per scoprire chi siano o cosa sia questa Società Impossibile vi rimando al racconto Delitto nella stanza chiusa, disponibile gratis qui. Copio e incollo la sinossi ufficiale non per pigrizia ma per farvi venire l’acquolina in bocca.

Una setta segreta dei giorni nostri, pensa il giornalista-hacker Enrico Radeschi quando il suo caporedattore gli chiede di infiltrarsi in una misteriosa cerchia di adepti con sede in corso di Porta Ticinese. Il nome è enigmatico: The Impossibile Society. Una volta arrivato sul posto, però, Radeschi si imbatte nella polizia, e il suo intento di fingersi un seguace della setta sfuma. Ad accoglierlo è il vicequestore Loris Sebastiani, suo amico e compagno di molte indagini, che lo mette al corrente dell’accaduto: uno dei membri della Società è stato trasportato in ospedale in fin di vita. A preoccupare il poliziotto è un dettaglio inquietante: sembra che a ridurre in quello stato l’adepto sia stata una misteriosa stanza chiusa...

Siccome sono uno a cui piace fare i compiti a casa, prima di entrare nei locali della Impossible Society avevo letto questo racconto e non vi dico l’effetto di trovare nella realtà quello che avevo solo immaginato qualche giorno prima. Non è un segreto che tra finzione narrativa e realtà nuda e cruda ci sia una certa permeabilità, ma vi assicuro che è uno spasso toccare con mano quello che hai riposto in qualche file della memoria.

Quindi, se capitate a Milano e volete provare un’esperienza un po’ diversa dallo shopping e la visita alla Madonnina (ammesso che ci sia ancora chi lo fa), leggete e prenotate una visita qui per misurare la vostra capacità di uscire non da una ma da tre stanze chiuse per misurare le vostre capacità e, magari, venire accolti tra le file di questa millenaria società segreta.


La presentazione non è stata la solita attesa passata su di una sedia a sorridere in vista del firmacopie finale, ma più un dare avere tra autore e giornalisti, blogger e uno come me!

Volete sapere chi c’era tra le file del pubblico? Non ve lo dico, altrimenti che società segreta siamo?




Ok, sono un pigro indolente e questa volta vi copio la sinossi del romanzo senza tirare in ballo altre scuse.

Milano, 2002. Molti misteri s’intrecciano sotto la Madonnina. Tutto comincia quando un noto avvocato viene assassinato in pieno giorno nella centralissima piazza dei Mercanti: prima di morire, però, l’uomo traccia uno strano simbolo col proprio sangue... Da qui parte una complicata indagine che porterà Enrico Radeschi, giovane aspirante giornalista nonché hacker alle prime armi, a indagare, insieme allo scorbutico vicequestore Loris Sebastiani, su una misteriosa confraternita che trae ispirazione da san Carlo Borromeo e persegue un disegno spietato per ristabilire l’ordine morale in una società giudicata corrotta. A quello dell’avvocato seguiranno altri omicidi o presunti tali, come l’inquietante schianto di un aereo contro il grattacielo Pirelli. Nel frattempo, una conturbante femme fatale, soprannominata “la Mantide” dagli inquirenti, seduce e uccide giovani ragazzi nei giorni di festa, facendone poi sparire i corpi. Chi è la donna misteriosa? E chi la protegge? Qual è il disegno ultimo di questa confraternita millenaria? Cosa si nasconde nei sotterranei del Duomo di Milano e nella cripta di un’altra famosa chiesa milanese?


Si tratta di un prequel che ci presenta i primi passi (falsi) del giornalista-hacker sino a quando non si trova coinvolto in un mistero molto più grande della sua fervida immaginazione. Mentre si getta a capofitto in situazioni che non solo i saggi, ma anche le persone normali, eviterebbero come si evita di masticare un chiodo per aperitivo, Enrico risulta subito simpatico con la sua autoironia, la capacità di sopravvivere alle situazioni più disparate e l’essere un nerd nel profondo dell’anima. Differentemente dagli altri romanzi della serie, questo è scritto in prima persona, una presa diretta che trascina subito il lettore nelle indagini e svela da dove provenga il Giallone, la vespa gialla del ’74 con cui vive ogni avventura, come l’amico e fedelissimo quattro zampe Buk riempia la quotidianità di un reporter sempre a caccia di notizie e, cosa più importante, chi lo ha iniziato e dove ha compiuto il cammino verso la Forza e la filosofia dello Jedi Hacker.

  
C’è di che leggere e divertirsi. Se vi serve qualche nome per etichettare l’esperienza della lettura, vi butto giù due nomi: Stieg Larsson e Dan Brown.

Due autori che, quando ho avuto la sfortuna di leggere, mi hanno annoiato da morire. Tra uno sbadiglio e l’altro, trovavo pesante l’atmosfera norvegese e l’ostinata caparbietà con cui il professorone infallibile calcava la mano per risultare sempre credibile e mai risibile.

Dati i precedenti, verrebbe da chiedersi perché La confraternita delle Ossa mi è piaciuto nonostante abbia più di qualche spirale in comune con le due opere degli scrittori appena citati.
Semplice, amo Milano e quindi l’ambientazione mi ha ben disposto, senza contare che ho avuto modo di scoprire alcuni aspetti inediti della metropoli. Il personaggio principale è uno di noi, non un tormentato o un sapiente saccente, ha dei trascorsi da studente non proprio modello alla statale ed è sì angosciato da problemi, ma nulla a che vedere con tragedie inenarrabili o troppa sapienza infusa, ma da bollette e urgenze come affitto e… altre mille cose che conosciamo benissimo. La scrittura di Paolo Roversi non è mai piana, sono presenti nei dialoghi alcune accelerazioni ironiche che fanno sorridere e il mistero non è un giallo ad orologeria di cui si può sentire lo scricchiolio quando qualcosa non funziona troppo bene.


Ho quasi finito, mi rimane solo da svelare un mistero: la mia esperienza da “Quasi Radeschi”.
In una qualche bustina su Espresso, Umberto Eco parlava della non esatta corrispondenza tra romanziere e personaggio, ma è pur vero che tra creatore e creatura c’è pur sempre un legame, fosse anche solo di "immagine e somiglianza".

Per inciso, non la butto sulla teologia, ma se siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non è possibile che l’Altissimo possa essere un po’ guerrafondaio, tignoso, rancoroso e così innocente da esprimersi sempre al peggio delle proprie capacità sui social network?

No, scherzavo. Sicuramente tutti questi difetti li abbiamo presi dalla mamma che ha creato l’uomo.
Ah, non c’era una mamma?

Comunque, per stessa ammissione dell’autore, nel sangue di Paolo Roversi scorre potente Enrico Radeschi. I due hanno in comune certe esperienze all’arrivo nella città dalla bassa, condividono un certo amore per cose da nerd e... leggetevi i romanzi e conoscete l’autore alle varie presentazioni e continuate voi l’elenco.

Dopo la presentazione e una pizza che per metri quadrati superava non di poco alcuni monolocali dei dintorni, sono salito a bordo di uno scooter e attraversato Milano da Porta Cicca (Ticinese per i non milanesi) alla stazione centrale. Sapete chi c’era alla guida? Sì, Paolo Roversi anche se passando davanti al Duomo m’è preso il dubbio che ci fosse Enrico Radeschi.

Sono matto? Forse, ma tra realtà e finzione c’è sempre quella permeabilità che rende tutto più divertente.

Ovviamente ringrazio Paolo Roversi per il tour e Marsilio Editori per avermi dato l’opportunità di allungare le mie zampacce su La Confraternita delle Ossa.

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