mercoledì 21 settembre 2016

Un taglio criminale.



Ero indeciso se scrivere un pezzo su Garth Ennis o Francesco G. Lugli, poi ho letto Il risveglio della notte e ho deciso.

Mi perdonerà l’irlandese se dedico qualche riga per presentarvi Manzo, al secolo Franco Giannoni, protagonista assoluto di un romanzo pulp impreziosito da una scrittura effervescente.


Tranquilli, so cosa scrivo e non spreco nomi a caso.

Avete mai letto “Bentornato, Frank.”, l’esordio di Garth Ennis sulla testata Marvel dedicata al Punisher? Dopo anni di trame sottotono, e alcune pubblicazioni completamente inutili, finalmente il personaggio arriva nelle mani di un autore che riesce a dare un profilo e una profondità inaspettata per un antieroe che non era nient’altro che un clone – mal riuscito – del Giustiziere della notte.

Il ritorno di Frank Castle è segnato dall’ironia feroce, la violenza iperbolica e un’amabile psicopatia. Indimenticabile il team-up con l’Uomo Ragno contro Il Russo, la ricerca di un’arma nello zoo, l’inconveniente di essere un esempio per altri vigilanti o ritrovarsi nel mirino di Una banda di Idioti. A scanso di equivoci, se l‘avvio è scanzonato e fracassone, con il passare del tempo i toni si fanno più cupi e allora è possibile leggere storie più tese come Mondo alla rovescia, Gli schiavisti, Vedove nere e Born.

L’inutile sfoggio di cultura fumettistica serve per farvi capire di cosa parlo e, nel caso servisse, per dimostrarvi di non essere ancora del tutto pazzo nell’accostare Ennis a Francesco G. Lugli.

(Sì, continuo a ripetervi Francesco G. Lugli, così il nome vi rimane in mente e lo andrete a cercare sugli scaffali la prossima volta che entrate in libreria).


C’è solo una differenza tra i due, il pluripremiato autore di fumetti scrive “unplugged” mentre lo scrittore milanese dirige una filarmonica.
Sto esagerando? Non credo, lo stile del romanzo scorre, non è mai piatto come uno stagno fotografato in una giornata senza vento. Si tratta di un gourmet di umorismo nero mantecato da citazioni cinematografiche e situazioni al limite o, forse più in linea con il personaggio, è un filetto di manzo che si vende a cinquanta euro al chilo.

I toni e le atmosfere della Milano criminale sono cupi, al limite dell’angoscia, ma stemperati dall’ironia feroce, la violenza iperbolica e una amabile psicopatia. Esatto, è una ripetizione, un’altra, per farvi capire che Il risveglio della notte non sfigura vicino a Bentornato, Frank.

Nel dettaglio, Franco è il titolare della Boutique della costina ed è l’ultimo erede di una famiglia di macellai. Ha “stazza da wrestler, volto da cowboy” ma questi due attributi non bastano per fermare la progressiva sparizione dei clienti per via della crisi economica, l’abbandono della moglie non appena il conto in banca tende a colorarsi di rosso, l’assillante attenzione dell’agenzia delle entrate e il biasimo del fantasma paterno.



Non se la passa bene e, quando ormai la pistola e la bottiglia sembrano essere delle onorevoli uscite di scena, si ritrova suo malgrado coinvolto in una guerra di mafia tra le famiglie Duca e Barone.

Non è tutto sorrisi e proiettili, non mancano incontri piccanti con Katrina e Marina, inaspettati momenti di introversione e un finale che, perdonatemi, non vi anticipo altrimenti che ve lo dico a fare?

Ultima raccomandazione. Leggetelo o potreste sentire una leggera pressione alla tempia e qualcuno che vi sussurra: “Il mio nome è Manzo e tu sei solo carne da macello.”



Il risveglio della notte di Francesco G. Lugli. Novecento Media, Collana Calibro 9.

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