Ero indeciso se scrivere un pezzo
su Garth Ennis o Francesco G. Lugli, poi ho letto Il risveglio della notte e ho
deciso.
Mi perdonerà l’irlandese se
dedico qualche riga per presentarvi Manzo, al secolo Franco Giannoni, protagonista
assoluto di un romanzo pulp impreziosito da una scrittura effervescente.
Tranquilli, so cosa scrivo e non
spreco nomi a caso.
Avete mai letto “Bentornato,
Frank.”, l’esordio di Garth Ennis sulla testata Marvel dedicata al Punisher?
Dopo anni di trame sottotono, e alcune pubblicazioni completamente inutili, finalmente
il personaggio arriva nelle mani di un autore che riesce a dare un profilo e
una profondità inaspettata per un antieroe che non era nient’altro che un clone
– mal riuscito – del Giustiziere della notte.
Il ritorno di Frank Castle è segnato
dall’ironia feroce, la violenza iperbolica e un’amabile psicopatia. Indimenticabile
il team-up con l’Uomo Ragno contro Il Russo, la ricerca di un’arma nello zoo, l’inconveniente
di essere un esempio per altri vigilanti o ritrovarsi nel mirino di Una banda
di Idioti. A scanso di equivoci, se l‘avvio è scanzonato e fracassone, con il passare
del tempo i toni si fanno più cupi e allora è possibile leggere storie più tese
come Mondo alla rovescia, Gli schiavisti, Vedove nere e Born.
L’inutile sfoggio di cultura
fumettistica serve per farvi capire di cosa parlo e, nel caso servisse, per
dimostrarvi di non essere ancora del tutto pazzo nell’accostare Ennis a
Francesco G. Lugli.
(Sì, continuo a ripetervi
Francesco G. Lugli, così il nome vi rimane in mente e lo andrete a cercare
sugli scaffali la prossima volta che entrate in libreria).
C’è solo una differenza tra i
due, il pluripremiato autore di fumetti scrive “unplugged” mentre lo scrittore milanese
dirige una filarmonica.
Sto esagerando? Non credo, lo
stile del romanzo scorre, non è mai piatto come uno stagno fotografato in una
giornata senza vento. Si tratta di un gourmet di umorismo nero mantecato da
citazioni cinematografiche e situazioni al limite o, forse più in linea con il
personaggio, è un filetto di manzo che si vende a cinquanta euro al chilo.
I toni e le atmosfere della Milano
criminale sono cupi, al limite dell’angoscia, ma stemperati dall’ironia feroce,
la violenza iperbolica e una amabile psicopatia. Esatto, è una ripetizione, un’altra,
per farvi capire che Il risveglio della notte non sfigura vicino a Bentornato,
Frank.
Nel dettaglio, Franco è il
titolare della Boutique della costina ed è l’ultimo erede di una famiglia di
macellai. Ha “stazza da wrestler, volto da cowboy” ma questi due attributi non bastano
per fermare la progressiva sparizione dei clienti per via della crisi
economica, l’abbandono della moglie non appena il conto in banca tende a
colorarsi di rosso, l’assillante attenzione dell’agenzia delle entrate e il
biasimo del fantasma paterno.
Non se la passa bene e, quando
ormai la pistola e la bottiglia sembrano essere delle onorevoli uscite di
scena, si ritrova suo malgrado coinvolto in una guerra di mafia tra le famiglie
Duca e Barone.
Non è tutto sorrisi e proiettili,
non mancano incontri piccanti con Katrina e Marina, inaspettati momenti di
introversione e un finale che, perdonatemi, non vi anticipo altrimenti che ve lo dico a fare?
Ultima raccomandazione. Leggetelo
o potreste sentire una leggera pressione alla tempia e qualcuno che vi sussurra:
“Il mio nome è Manzo e tu sei solo carne da macello.”
Il risveglio della notte di Francesco
G. Lugli. Novecento Media, Collana Calibro 9.
Nessun commento:
Posta un commento