mercoledì 30 novembre 2016

L’abitacolo è un guscio.




Sono sicuro che nel mare magnum internet esiste qualche studio accademico sull’aumento dell’intolleranza dell’uomo al volante. In fondo, è davvero difficile mantenere la calma quando si ha fretta e si procede a velocità lumaca su qualche tangenziale. Senza contare che davanti al cofano c’è sempre l’eterno indeciso, quello convinto che a usare le frecce si segue il destino degli Indiani d’America o l’unico in tutta Europa che va piano, sano e lontano ed è deciso a dettare il ritmo al trenino che ha accumulato di chilometro in chilometro.


Davvero, al riparo dietro a un parabrezza, avvolto nella lamiera e isolato dal mondo da uno strato di gomma è davvero facile aumentare di una tacca la propria aggressività (lo stesso processo psicologico avviene anche quando l’individuo si nasconde dietro a una tastiera o circondato da forze dell'ordine e un cordone di sicurezza).

Appartengo a una generazione di lettori che ha avuto la fortuna di leggere Duel di Richard Matheson o il non ancora bollito Stephen King di Christine la macchina infernale ma che già iniziava a perdere colpi quando decise di girare Brivido.


Ci educano sin da piccoli ad avere paura delle macchine e circolano anche alcune leggende metropolitane dove l’automobile è una trappola mortale oppure è una splendida Volga guidata dal Diavolo in persona o da un vampiro assetato di sangue o, nell’ipotesi peggiore di tutte, un prete!


Non ne faccio mistero, le potenzialità horror del moderno destriero meccanico esercitano un certo fascino su di me ed è per questo motivo che recensisco con molto piacere Imperial di Alessandro Girola.

Come altri titoli dell’autore, anche questo è ottimo nella qualità e nella cura della lavorazione nella filiera della scrittura. Lo specifico per tutti quelli che appena sentono “indie” storcono il naso, pensando che indipendente sia, nei migliori dei casi, sinonimo di sciatteria.

Jacopo è un ex giornalista messo all’angolo dalla vita, dalla crisi del settore e dagli esiti del divorzio da una moglie fedifraga e feroce. Per sopravvivere, accetta un contratto a tempo determinato che lo imprigiona dalle 17 alle 24 nel call center della Top Fruit, impedendogli di portare a termine il proprio libro reportage, con la paura di andare alla deriva e diventare sempre più simile a suo padre.


Vive una vita in grado di piegare ogni ambizione ma una notte, mentre torna a casa e percorre la statale ss36 deserta, incrocia una Chrysler Imperial Gialla del ’92. Un’auto con optional inquietanti, un costante vapore vermiglio nell’abitacolo, degli pseudopodi lunghi e sottili in grado di afferrare le prede a bordo strada e…

E di più non vi dico, altrimenti vi privo del piacere della lettura.


Alessandro Girola è capace di coniugare ambientazioni e personaggi italiani con suggestioni americane; non si limita a esportare miti e leggende d’oltreoceano per adattarle alla meno peggio, ma recupera le ricche tradizioni italiane ed europee per svilupparle in una realtà quotidiana in cui viviamo e che conosciamo molto bene. Romanzi da cui è possibile trarre qualche spunto di riflessione e non solo il tipico intrattenimento bidimensionale a stelle e strisce.

Insomma, “spaccia” roba buona.

Imperial di Alessandro Girola lo trovate qui.

Buona lettura!

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