Sono sicuro che nel mare magnum
internet esiste qualche studio accademico sull’aumento dell’intolleranza dell’uomo
al volante. In fondo, è davvero difficile mantenere la calma quando si ha
fretta e si procede a velocità lumaca su qualche tangenziale. Senza contare che
davanti al cofano c’è sempre l’eterno indeciso, quello convinto che a usare le
frecce si segue il destino degli Indiani d’America o l’unico in tutta Europa
che va piano, sano e lontano ed è deciso a dettare il ritmo al trenino che ha
accumulato di chilometro in chilometro.
Davvero, al riparo dietro a un
parabrezza, avvolto nella lamiera e isolato dal mondo da uno strato di gomma è
davvero facile aumentare di una tacca la propria aggressività (lo stesso
processo psicologico avviene anche quando l’individuo si nasconde dietro a una
tastiera o circondato da forze dell'ordine e un cordone di sicurezza).
Appartengo a una generazione di lettori che ha avuto la fortuna di leggere Duel di Richard Matheson o il non ancora bollito Stephen King di Christine la macchina infernale ma che già iniziava a perdere colpi quando decise di girare Brivido.
Appartengo a una generazione di lettori che ha avuto la fortuna di leggere Duel di Richard Matheson o il non ancora bollito Stephen King di Christine la macchina infernale ma che già iniziava a perdere colpi quando decise di girare Brivido.
Ci educano sin da piccoli ad
avere paura delle macchine e circolano anche alcune leggende metropolitane dove
l’automobile è una trappola mortale oppure è una splendida Volga guidata dal
Diavolo in persona o da un vampiro assetato di sangue o, nell’ipotesi peggiore
di tutte, un prete!
Non ne faccio mistero, le
potenzialità horror del moderno destriero meccanico esercitano un certo fascino
su di me ed è per questo motivo che recensisco con molto piacere Imperial di
Alessandro Girola.
Come altri titoli dell’autore,
anche questo è ottimo nella qualità e nella cura della lavorazione nella
filiera della scrittura. Lo specifico per tutti quelli che appena sentono “indie”
storcono il naso, pensando che indipendente sia, nei migliori dei casi, sinonimo
di sciatteria.
Jacopo è un ex giornalista messo
all’angolo dalla vita, dalla crisi del settore e dagli esiti del divorzio da
una moglie fedifraga e feroce. Per sopravvivere, accetta un contratto a tempo
determinato che lo imprigiona dalle 17 alle 24 nel call center della Top Fruit,
impedendogli di portare a termine il proprio libro reportage, con la paura di
andare alla deriva e diventare sempre più simile a suo padre.
Vive una vita in grado di piegare
ogni ambizione ma una notte, mentre torna a casa e percorre la statale ss36
deserta, incrocia una Chrysler Imperial Gialla del ’92. Un’auto con optional inquietanti,
un costante vapore vermiglio nell’abitacolo, degli pseudopodi lunghi e sottili
in grado di afferrare le prede a bordo strada e…
E di più non vi dico, altrimenti
vi privo del piacere della lettura.
Alessandro Girola è capace di
coniugare ambientazioni e personaggi italiani con suggestioni americane; non si
limita a esportare miti e leggende d’oltreoceano per adattarle alla meno peggio,
ma recupera le ricche tradizioni italiane ed europee per svilupparle in una realtà
quotidiana in cui viviamo e che conosciamo molto bene. Romanzi da cui è
possibile trarre qualche spunto di riflessione e non solo il tipico intrattenimento
bidimensionale a stelle e strisce.
Insomma, “spaccia” roba buona.
Imperial di Alessandro Girola lo
trovate qui.
Buona lettura!
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