lunedì 23 gennaio 2017

C'era una volta Nuova York.




Una delle mie pile di libri da leggere “prossimamente” è cresciuta così tanto che ha iniziato a parlare. Ora che ho una scusa valida, posso continuare a non sfogliare il quotidiano sino alla classifica dei libri più venduti.

Il prossimo passo della pila sarà quello di iniziare a camminare, non avrò il tempo necessario per fare nulla così ho approfittato degli ultimi momenti di quiete per dedicarmi a New York di Edward Rutherfurd.


Si tratta di un romanzo che richiede un certo impegno. Parliamo di “sole” 984 pagine fitte di caratteri che, per via della scarsissima lungimiranza di Mondadori, vi permetterà di annusare a lungo l’odore della carta, farvi i muscoli con il peso della cultura, non sentirvi “spaesati” durante la lettura o diventare ciechi per gli influssi maligni e accecanti dell’e-reader.

Un’opera scomoda anche solo da trasportare senza valigia, che contraddice il mantra in bocca a molti di non comprare mai un libro che vada oltre le 250/300 pagine circa.

Si tratta di una “passeggiata” dal 1664 al 2009 sulle orme dei discendenti della famiglia Master, una dinastia inventata che si muove tra i confini della Grande Mela, la vecchia Inghilterra e tutta la storia americana.


Non conosco nel dettaglio gli ultimi quattro secoli di New York, ancora non ho conseguito il dottorato in tuttologia da social network, ma ho notato alcune “mancanze”. Ad esempio, nel corso del ‘900 sfiora appena la nascita e lo sviluppo della Mano Nera e della Mafia. Non mancherebbero i legami. I Master appartengono all’aristocrazia Old Money, sono banchieri e agenti di borsa che in quel preciso periodo storico incrociano il passo con i Caruso (onestissimi immigrati italiani che lavorano nei cantieri ma che hanno il figlio Angelo che frequenta alcune brutte compagnie).

Pur trattando il problema del razzismo, dell’integrazione degli schiavi e delle altre etnie, viene ridotto l’impatto delle tensioni razziali dei ’70, ’80, ‘90. Tralascia completamente i conflitti mondiali e le guerre successive (Corea, Vietnam).


Mi ha dato l’impressione che gli ultimi anni del ‘900 siano stati meno sviluppati.

Magari questi “buchi” potrebbero essere una buona occasione per approfondire le proprie conoscenze piuttosto che per criticare il lavoro altrui e servono, soprattutto, a ricordare che la narrazione è dalla prospettiva di una famiglia aristocratica, non da una delle Cinque Famiglie o dai chiari scuri della C.I.A. o dell’F.B.I.

Quindi lo scenario è sempre quello più “luminoso” degli Stati Uniti.


Ha sapientemente evitato il pericolo “elenco del telefono” non introducendo troppi personaggi, i protagonisti riflettono molto bene lo spirito del tempo a cui appartengono, con un occhio di riguardo presenta la crescita e l’anima dei cinque distretti attraverso la costruzione di opere come Wall Street, i grattacieli più famosi del mondo, il Ponte di Verrazzano e molte altre meraviglie.


Tra le pagine fa capolino qualche – necessario – cenno storiografico, ma non è mai una dispensa universitaria e questi riassunti introducono personaggi o eventi storici di rilievo.

Visto quanto è riuscito a fare Rutherford, New York è un’esperienza da fare, non un manuale su cui studiare. Ho sempre qualche remora nel leggere i romanzi storici, la paura è quella di trovarmi in mezzo a libracci pieni di falsificazioni più o meno grossolane, ma in questo caso si avverte il cambiamento delle epoche, si prova sulla propria pelle l’incertezza del futuro, sebbene sia il nostro passato, arrivando al punto da sentirsi uno dei Master.

Oltre a una minuziosa preparazione, questa capacità di coinvolgere il lettore è dovuta alla notevole bravura dell’autore.


New York di Edward Rutherfurd. Mondadori, Oscar Bestsellers. 984 pagine, €14,90. Non disponibile – purtroppo – in edizione digitale.

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