Il mio primo incontro con Edgar Allan
Poe avvenne in una birreria. Dove altro potevo incontrarlo?
Ero seduto su di uno sgabello con una
birra “ascellare”, nel senso che era grande al punto da coprire la distanza
dalla cintura all’ascella e presentava il notevole vantaggio di farti
sviluppare, mentre la bevevi, una muscolatura che nemmeno in palestra si sognavano.
Incuriosito dall’aspetto piuttosto singolare di quello strano avventore, non
riuscivo a fare altro che fissarlo. Forse perché era in cerca di compagnia o
per evitare una inutile quanto molesta rissa sul finire della serata riempì il
silenzio con queste semplici parole:
“Coloro che
sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.”
Annuii pensieroso e stringemmo
amicizia. Rimasi colpito dalla sua profondità e, non volendo fare la figura
dello sprovveduto, dissi:
- Vero Mr. Edgard Allan, ma ne converrà che
sono anche soggetti molto pericolosi quelli che “sognano di giorno” perché
immaginano un mondo diverso e questo…
Non riuscii a finire la frase perché
il mio vicino di bancone aggiunse un lapidario: - cazzo fai, parli con la mia
maglietta?
Ecco, in un colpo solo ho scoperto un autore
fondamentale per la mia modesta carriera di lettore e anche che l’alcool gioca
brutti scherzi!
Coloro che sognano di giorno sanno e -
talvolta - fanno cose pericolose. Tralasciando “brutti ceffi” come poeti e
rivoluzionari, mi concentrerei sugli scrittori che, quanto meno, se li leggete
non accorciano la vita al vostro fegato.
Sono tipi strambi, hanno il potere di
portarvi altrove e mettervi a mollo in una Matrix non alcolica e, come nei
videogiochi, vi possono dare una vita in più… oltre a quella di tutti i giorni.
Sensazione che mi è capitata leggendo
Vendendo l’Inghilterra alla libbra di Daniele Cutali. Il titolo è una citazione
di Selling England by the Pound dei Genesis, pubblicato nel ’73.
Dopo questo mio piccolo sfoggio di
cultura musicale, è il caso di scrivere: allacciati la cintura, lettore, che da adesso di meraviglie ne
vedrai un bel po'.
Benvenuto in Matrix.
Il romanzo è la naturale continuazione
de Il lato sud del cielo quindi, senza abbandonarmi allo spoiler selvaggio,
come faccio a parlarvene?
Siccome ci sono sempre più soluzioni
che problemi, vi direi di recuperarli entrambi e conoscere da vicino la vita di
Paolo Martini, un ragazzo di Chivasso a un soffio dai diciotto con uno sconfinato
amore per la musica Rock.
Cutali è nato nel ’68 e, per quanto
possa essere precoce, i settanta li ha vissuti imparando a parlare, camminare,
giocare e approfondendo tutte quelle cose che fanno i bambini.
Allora - la domanda sorge spontanea –
cosa ne sa della scena musicale londinese dell’epoca?
Più o meno tutto, perché la passione lo
ha portato a cogliere l’anima e lo spirito del tempo, dettagli che sono
sfuggiti a quei distratti che li hanno vissuti nel fiore dell’età ma li hanno
spesi canticchiando Morandi Gianni & famigerata Co.
Per non fare anticipazioni letali al
posto della sinossi, vi riporto la quarta di copertina:
“«Ecco l’Inghilterra». «La vedo,
Maggie. Dover e il suo muro bianco dal quale si può volare via, tuffandosi
nella Manica, mi fanno pensare alla scena di un film rock. Chissà, forse lo
gireranno in futuro». Era davanti a me il mio vero io. Ed era dentro di me, che
scalpitava per uscire. Cosa avrei potuto fare in Inghilterra? Vendermi a essa
un tanto per ogni chilo che pesavo e di sicuro l’Inghilterra si sarebbe venduta
a me. Per ogni fottuta libbra che pesava.”
Una scrittura passionale capace di
trascinarvi nel periodo attraverso il cuore dell’autore, con la gradita
possibilità di incontrare personaggi mitologici senza doversi scolare un paio
di birre ascellari!
Chi sono i “personaggi mitologici”?
Scopritelo leggendo. Vi ritroverete a un concerto dei Thames, conoscerete… no,
non Edgard Allan Poe!
Nota di servizio per l’autore:
Mr.J? Grazie, che te lo dico a fare?
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