Quando ero giovane, per buttare qualche spicciolo dentro al portafoglio, lavoravo
in una ditta che si occupava del rifornimento dei libri presso la grande
distribuzione. Sembra chissà cosa, in realtà non facevo altro che caricare le
nuove pubblicazioni sugli scaffali dei supermercati.
Sia chiaro, ero un commesso e, a
conti fatti, quella è stata l’unica volta in cui sono davvero entrato nel mondo
della letteratura. In fondo, ero quello che nel mobilificio ignorava tutto tranne
i cartonati sulle mensole, quando c’era gente che scendeva in campo, non mi
facevo distrarre dalle chiacchiere ma dai titoli sullo sfondo e se qualcuno mi
invitava a casa sua ne ispezionavo la biblioteca.
A quei tempi avevo il desiderio
di essere assunto in una libreria, sarà per quello che appena ne vedevo una
finivo con il passare interi pomeriggi a perquisirla ma, nonostante parecchi
curriculum, sono sempre stato scartato.
Forse non avevo la faccia di
quello adatto a vendere carta o sembravo uno che conosceva sì tutto l’alfabeto,
ma in ordine sparso.
Quando ormai avevo iniziato a non
sperarci più mi arrivò una chiamata. Per via di un’emergenza, dovevo sostituire
un commesso per ben 22 giorni.
Che dire, è stata uno delle
esperienze più piacevoli che mi è toccato fare per quattro soldi.
Sino a quando non mi sono
convertito agli ebook, mi sarebbe piaciuto avere una libreria tutta mia, una di
quelle vere con una buona scelta di romanzi di qualità, non ricettari o
stupidari vari e una clientela affezionata (e competente) con cui potersi
confrontare.
Insomma, sognavo qualcosa di
irrealizzabile e non tenevo conto di fatture da pagare, bilanci e molto molto
altro.
Inoltre, non avevo mai neanche pensato
a un nome per aprire i battenti e, di questa cosa, mi sono accorto quando per
le mani mi è capitato Libreria Luigi di Stefano Caso.
Dato che delle mie aspirazioni e
dei miei piccoli sogni non vi interessa, passo alle cose interessanti.
Non sento il bisogno di dire la
mia su tutto e, tra i romanzi che leggo, recensisco solo quelli che mi sono
piaciuti. Fatta questa piccola precisazione, non esagero nello scrivere che l’ultimo
libro di Stefano Caso è da leggere.
Luigi ha una barba folta e capelli
(pochi) d’ordinanza da nobile intellettuale ottocentesco, gestisce una libreria
che resiste all’assalto di variegati clienti e che, per sopravvivere, è
costretta a ospitare e vendere le ricette e il vaniloquio cartaceo di un dj
filosofo bisessuale metropolitano.
Tutto sommato è soddisfatto della sua
vita e della sua attività, almeno sino a quando non compie i cinquanta anni e
un’anziana cliente non lo mette in difficoltà con uno strano regalo/richiesta:
rasarsi a zero barba e capelli.
Abbandonata la “maschera pelosa”, Luigi
rivelerà sé stesso al mondo ma scoprirà anche che non era l’unico a
nascondersi dietro a – scusate la ripetizione – una maschera.
Nella trama si incontrano vari
personaggi, tutti ben riusciti, che ridicolizzano le mani moderne; cattive
abitudini come l’utilizzo casuale di termini inglesi per rendere più cool le
solite vecchie cose, l’aggressività sessuale per compensare la vacuità dei
rapporti, l’arrivismo socio-economico e molti altri atteggiamenti che incrostano
i normali rapporti sociali.
È la storia di una crisi di mezza età
che, seppur indotta dalla “vecchia maliarda”, ha un tono brillante e il
grandissimo pregio di reinterpretare e rendere attuale la cultura letteraria
classica attraverso surreali dialoghi tra il protagonista e i
capolavori del passato.
Libreria Luigi di Stefano Caso.
Ianieri Edizioni, collana Narrativa. 187 pagine, € 14,00.
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