Essere abili di prima per
l’immortalità con una manciata di preghiere fatte in ginocchio o salvarsi in
zona Cesarini con una conversione che nemmeno un corner di quelli giusti, è una
bugia economica e tascabile. La vedo come vincere una grossa somma di denaro al
tavolo verde senza fare nessuna puntata.
Questo per farvi capire che faccio
la stessa scommessa di Monsieur Blaise Pascal e, se ve lo siete scordati, sono
solo i protestanti a essere predestinati perché i cattolici il paradiso se lo
devono guadagnare con le opere.
Quindi, o ci convertiamo e
rimaniamo tranquilli – si fa per dire – sul nostro divano oppure ci rimbocchiamo
le maniche per fare del bene, perchè qualcosa di noi rimanga oltre la nostra
dipartita. Risultato effimero, ma quella promessa dallo spacciatore di fede del
quartiere non è tanto meglio; se finisci al piano di sopra non fai un lungo
soggiorno tutto piacere e comodità anzi, la tua anima viene spogliata dalla
parte più sensibile e rimane la tua essenza a pregare Dio per un infinito
numero di attimi.
Guai a chi tira fuori la solita citazione di Shakespeare, “Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la
loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto insieme alle ossa”, perché
spesso non significa sempre e, se ci mettiamo a frugare nei ricordi, troviamo
qualcuno che meriterebbe di sopravvivere oltre l’ultimo giorno a disposizione.
Alcuni scrittori che non sono
impegnati a contare le copie vendute e il seguito sui social, è possibile che mettano
in fila parole per restare non solo fino alla scomparsa del loro ultimo
lettore, ma per diventare dei classici ed essere immortali, o quasi.
Insomma, il modello di eternità
che vorremmo non esiste quindi bisogna fare il meglio con quel poco che
abbiamo.
Tirando le somme, non è che
dobbiamo metterci a scrivere il capolavoro della letteratura (anche se in
Italia pare che un po’ tutti ci provino convinti di riuscirci), ma dobbiamo
spogliarci di qualche piccolo difettuccio che abbiamo e iniziare a fare opere e
gesti buoni, ma non sognando in piccolo.
Comunque, apro la finestra per
fare uscire la puzza di nichilismo mista ad ateismo primaverile e passo a
deliri meno complicati.
Una finestra sul noir è una
antologia di racconti pubblicata da Fratelli Frilli Editori che ne raccoglie
quaranta - più uno – che, come è facile intuire dal titolo, sono di genere noir
e giallo. Non si tratta di una delle molte raccolte di trame alla “vedi quanto
è brutto il mondo”, “misura la distanza fra giustizia e legge”, “indovina chi è
l’assassino” o meccanismi simili, questa va oltre i classici intenti.
Non mancano le note necessarie
per atmosfere delittuose o indizi che compongono la sinfonia del caso chiuso,
ma l’obiettivo dei quaranta racconti è ricordare e farci conoscere Marco
Frilli, toscano di nascita e genovese d’adozione, nonché fondatore della
Fratelli Frilli Editori.
Tramite i personaggi degli autori
che lo hanno conosciuto, incontrano il loro “padre” e con un gioco di specchi
gli hanno reso il favore; se Marco li ha portati nella realtà, loro lo hanno
portato nella fantasia.
L’uomo energico e volenteroso che
ha creduto in loro e ha creato la casa editrice per renderli reali. Ora gode
dell’ottima compagnia dei suoi “figli” oltre a restare nei ricordi di chi lo ha
conosciuto.
Alla domanda chi era Marco, non
posso rispondervi, però avrete modo di incontrarlo in una narrazione caleidoscopica
a spasso per il tempo e lo spazio.
Ho detto tutto? No, mancano due
cose e mi tocca abusare della vostra pazienza.
Prima. Il racconto “più uno” è
stato scritto da Maria Bellucci, vincitrice del Premio Letterario “Marco
Frilli” gestito dall’Associazione Culturale Amici di Radio Savona Sound, mentre
gli altri – non me ne vogliano se non li elenco – vi dico: prendete e leggetene
tutti, è il loro inchiostro per voi e parte dei proventi verranno devoluti, con
gratitudine, all’Associazione Gigi Ghirotti Onlus.
Tanto per dire che non è mai
troppo difficile contribuire, anche se siamo dei semplici appassionati.
Seconda. Nell’introduzione,
Valerio Varesi pone un quesito interessante: “chissà se aveva ragione
Dostoevskij quando affermava che il bello salverà il mondo. Io credo di sì. E
voi?”
Per quanto possa interessare,
anch’io credo che la bellezza salverà il mondo, solo che non può più
permettersi il lusso di farci aspettare, lo deve fare IERI.
Una finestra sul noir di AA.VV.,
a cura di Armando d’Amaro e prefazione di Valerio Varesi. Fratelli Frilli
Editori collana I Tascabili. 380 pagine, 2017. Disponibile anche in e-book.
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