sabato 6 gennaio 2018

Delle polemiche e delle provocazioni.



La prima volta che andai a Firenze ebbi la “fortuna” di trovare il Perseo impacchettato per un restauro. Tutti quei teli e quelle impalcature nulla avevano a che spartire con Christo e la Land Art. Quella statua l’avevo studiata sui banchi di scuola, per l’occasione mi ero anche riletto Vita di Benvenuto Cellini e Le Metamorfosi di Ovidio, inoltre avevo un rullino solo per immortalare ogni singolo dettaglio dell’opera.

Visto e considerato quanto mi ero preparato, potete immaginare la mia felicità e l’impossibilità di consolarmi con la riproduzione in marmo e bronzo che infilai in valigia prima di partire.

Anche se all’epoca internet esisteva già, la mia prima idea non fu quella di mandare mila e-mail a tutti gli enti disponibili per lamentarmi della situazione, né mi feci prendere la mano ammorbando chiunque nel raggio di dieci chilometri con piagnistei vari. Preferii armarmi di pazienza, cercare di capire quando si sarebbe liberato dalla prigionia e mi ripromisi di tornare, fosse anche solo per un paio di ore, per poterlo “conoscere” di persona.


Aspettai circa un anno e con un biglietto del treno e un viaggio allucinante, senza mai alzare la voce o sprecare fiato, riuscii a vedere il Perseo e rimasi affascinato come un bambino davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli.

Il mio incontro con una semplice scultura mi ha fatto capire che un’azione vale più di milioni di parole ed è vero che per riuscire a completare “la statua dell’umanità” andavano bene anche piatti e stoviglie.

“Il genio della cultura si comporta come Cellini, quando fece la colata del suo Perseo: la massa liquida minacciava di non bastare, eppur tuttavia lo doveva: così egli vi gettò dentro chiavi e piatti e tutto quel che gli capitava tra le mani. Allo stesso modo, quel genio butta dentro errori, vizi, speranze, deliri e altre cose di vile e nobile metallo, perché la statua dell’umanità deve venir fuori finita: che importa se, qua e là, si è usato materiale più scadente?”

Nietzsche, Umano troppo umano, aforisma 258.



Ovviamente non predico l’accettazione incondizionata, né vi consiglierei di fare della rinuncia una regola di vita o di dover pagare ogni volta il prezzo più alto, ma è sempre buona cosa ricordarsi che tutti siamo parte della statua dell’umanità, nessuno di noi è esente da errori, vizi, speranze e deliri.

Insomma, siamo tutti della stessa pasta e della stessa razza.

Non ho intenzione di scrivere un manuale su cosa debba fare o essere L’uomo in rivolta, mi limito a indirizzarvi all’omonimo libro di Albert Camus.


Non sono contro la libertà di espressione, mi rendo conto di essere uno dei tanti blogger che diffonde i propri deliri in rete, quindi non sono ancora così lesto da spararmi sui piedi.

Non siamo così fortunati da poter ancora ripetere a pappagallo Mala tempora currunt, sed peiora parantur perché i tempi peggiori non sono più una minaccia del giorno a venire, sono la nostra storia da troppi anni.

Non sono un nostalgico. Ieri non era tutto più bello, genuino e sincero ma è pur vero che c’erano anche giornalisti del calibro di Dino Buzzati, Tommaso Besozzi, Pier Paolo Pasolini, Indro Montanelli, Enzo Biagi e molti altri mentre oggi ci sono blogger , youtuber e simili che – come il sottoscritto – scrivono più velocemente di quanto pensano. Non abbiamo i titoli e l’esperienza per improvvisarci opinionisti ma, e questo mi preoccupa, alcuni riescono ad avere un seguito che, a volte, è maggiore di tutti i nomi che ho citato qualche riga più in su.

Per essere chiaro, io non sono tra i Top Influencer né voglio entrare in classifica.
Tutto questo articolo per arrivare a dire che molte delle polemiche e delle provocazioni che ciclicamente intasano i mezzi di comunicazione sono inutili.
Al polemico interessa che qualcuno gli dia retta o da mangiare se è un Troll.


Per i provocatori mi viene solo da dire che la metà dei gesti “di rottura” che fanno sono inutili, l’altra metà li rende la copia più povera di spirito dello scemo del villaggio. Con una foto su Instagram, un cinguettio su Twitter e un post su Facebook non stanno fermando una colonna di carrarmati in Piazza Tienanmen o sventolando un velo su di un bastone.


Faccio un esempio molto semplice. Esistono criticoni non specializzati che difendono a oltranza ciò che amano, magari anche contro l’evidenza, oppure frantumano qualunque cosa non incontri i loro gusti.

Non stiamo parlando di questioni di vita o di morte ma di prodotti come libri, fumetti, film, serie tv ma anche musica, calcio e altre sciocchezze simili.

Per gli occhi foderati dal salame consiglio un panino - magari a stomaco pieno riescono a ragionare meglio – mentre per l’acidità critica inviterei i solforici a creare, così vediamo quanti “capolavori” riescono a fare.


Vale la pena agire e lottare per qualcosa di serio, soprattutto quando è ingiusto e ci impedisce di vivere una vita almeno dignitosa. Per quello che resta, siamo tutti una miscela di bronzo e materiale vile quindi evitiamo di spennarci come polli, inventare hashtag, meme o scrivere articoli come questo.

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