Certe storie non sai mai da dove
iniziare a raccontarle. Le prime battute sono fondamentali, quelle con cui ti
giochi l’attenzione e la curiosità di chi ti ascolta. Non puoi permetterti un
passo falso e concedere del terreno alle mille distrazioni in cui siamo
immersi, altrimenti corri il rischio di trovarti davanti a qualcuno che fissa
il display di un cellulare, voga con il pollice tra il mare magnum dei social
network e finge di seguirti annuendo ogni volta che prendi fiato.
Se vi è capitato di trovarvi in
una situazione del genere, e sono sicuro che ci siete passati, non dipende solo
dalla vostra capacità di intrattenere ma anche dall’educazione di chi vi ascolta,
ma questa è un’altra storia.
Nel caso in cui il dialogo si
svolga tra uomini e vi è permesso di usare un linguaggio da “caserma”, per
riottenere al volo l’attenzione dite: “guarda che tette.” State tranquilli che
anche se vi trovate in una chiesa, o forse perché vi trovate proprio lì, vi
verrà riservata molta più attenzione di quanta ne desideriate.
Il perché è facile da immaginare.
Comunque, dopo aver abusato della
pazienza di chi legge e aver perso per strada chiunque non era interessato a
scoprire perché “dagli applausi o dalla sala piena”, posso iniziare a scrivere
che sabato 10 marzo alle 15:30 il Movie Theatre di Cartoomics era pieno di
spettatori per la presentazione in anteprima della locandina e del trailer di
Fino all’Inferno. Erano ovunque, oltre che nei posti a sedere, ce n’erano seduti
a terra incastrati come tanti ciottoli e spalmati alle pareti quasi a sembrare
decalcomanie.
Gli applausi non sono mancati, nessuno ne ha avanzati da portare a casa e, magari, da usare in altre occasioni.
Gli applausi non sono mancati, nessuno ne ha avanzati da portare a casa e, magari, da usare in altre occasioni.
Per fortuna non ho avuto problemi
a trovare un posto libero perché c’era una sedia con scritto sopra il mio nome
già, perché nel trailer trasmesso sullo schermo c’ero anch’io.
Ma procediamo in disordine e torniamo
indietro a settembre 2017, per la precisione nei giorni in cui tutta la L/D Production
Company - di cui faccio parte - era impegnata a girare Fino all’Inferno, un
action-crime che levati, e in cui ho avuto il piacere e l’onore di recitare e di
contribuire alla realizzazione.
Dicevamo di sabato 10 marzo. Prima
della visione, Giuseppe Grossi di Movieplayer.it ha fatto gli onori di casa
intervistando Annamaria Lorusso, Roberto D’Antona, Andrea Milan e Aurora Rochez
in merito ai propositi di cosa significhi fare film indipendenti e a quanta
dedizione e sacrifici si celino dietro alla realizzazione di un lungometraggio.
Difficile riportare in un
articolo tutta la passione e la competenza con cui i quattro hanno risposto e
coinvolto il pubblico presente. Non vorrei sembrare monotematico, però la
locandina e il trailer…
La locandina ve la posso
mostrare.
Però il trailer….
Per rendervi l’idea di cosa
abbiamo visto, vi consiglio di provare a immaginare di stare dentro a un quadro
di Picasso ma con le figure che si muovono ad alta velocità e lasciano dietro
di sé una scia di polvere da sparo in fiamme.
Non ci riuscite? Allora vi tocca
andare al cinema dal 5 di aprile in avanti e, prima di guardare The Wicked Gift,
il film per cui avete pagato il biglietto e in cui vedrete recitare anche il sottoscritto, potrete provare la mia stessa
esperienza.
Cos’è The Wicked Gift? Semplice,
è il primo lungometraggio di genere thriller-horror di L/D che comparirà nelle
sale cinematografiche delle principali città italiane ed è il miglior modo per
capire cosa siamo in grado di fare.
Volete più notizie? Le pagine
ufficiali le trovate qui The Wicked Gift, Fino all’Inferno e L/D Production Company. Purtroppo l’articolo
è finito, non ho più spazio ma ci rivediamo tutti in sala.
Ricordatevi, The Wicked Gift dal 5 aprile
al cinema.
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